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La torta di Diego raccontata dai ragazzi delle Gozzadini. Componimenti integrali.

Diego, un ragazzo che ha compiuto il percorso di recupero nella comunità di San Patrignano, in tre incontri di due ore ciascuno ha portato nelle scuole medie Gozzadini la propria "torta", cioè la propria esperienza costituita da tante fette di...
Data:

28 febbraio 2023

Tempo di lettura:

7 min

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Descrizione

Diego, un ragazzo che ha compiuto il percorso di recupero nella comunità di San Patrignano, in tre incontri di due ore ciascuno ha portato nelle scuole medie Gozzadini la propria "torta", cioè la propria esperienza costituita da tante fette di vita.
L'obiettivo è stato farli riflettere sui rischi legati al consumo di droghe, sulle cause e sulle conseguenze della tossicodipendenza.
Ed ecco il risultato di questo progetto che è riuscito ad aprire un canale emotivo e arrivare direttamente al cuore dei ragazzi, un'area blindata, accessibile a pochi, anzi a pochissimi.
Presentiamo qui sotto le riflessioni integrali di Daniela Bonafè, Alessandro Gonzalez e Pietro Lucchini.




La torta di Diego (Daniela Bonafè)
Una vita surreale, caratterizzata da abissi nei quali sprofondare, sparire e non riemergere più.
Un’incredibile voragine che ti risucchia nell’oscurità più angosciante dell’universo.
Ognuno è responsabile delle sue scelte e padrone della propria mente. Chiunque commette sbagli. Diego ne ha fatto uno. Grande. Enorme. Quasi irrisolvibile.
Quindici anni, sedici. Dove viaggia la tua testa lo sai solo tu. Eppure sembrava che Diego fosse diverso su questo. Già. “Diverso”.
Lo faceva stare male questo sentirsi “un pesce fuor d’acqua”. Era solo. Escluso. Bullizzato. Era stato adottato all’età di tre anni e poi rigettato in strada dalle stesse persone che si erano prese cura di lui per tutto quel tempo.
Perchè? Si drogava.
Era un tossicodipendente a tutti gli effetti.
C’erano dei problemi? Si bucava. Succedeva qualcosa di bello? Sniffava per essere ancora più felice. Voleva passare del tempo con gli amici? Vendeva, comprava e apriva le porte del suo garage per rovinarsi in compagnia.
La droga si era presa tutto, portandosi via anche Diego.
Tutta la sua vita non era che un ricordo lontano, ormai buio e sempre più fragile.
Quel bambino che si sfogava scrivendo e cercava conforto nelle maestre ormai non esisteva più.
Ora Diego era un senzatetto in cerca d’aiuto. Quando si rese conto di quanto la sua vita fosse a rischio tornò dai genitori. Lo aiutarono…ci provarono.
<> divenne la parola chiave in casa.
Per quanto non fosse convinto di trasferirsi in comunità, Diego ritrovò sè stesso in quelle quattro mura.
Dopo anni completò il suo percorso liberandosi del mostro che da tempo cercava di inghiottirlo.
Sta diventando padre e lavora come volontario della Croce Rossa in seguito a diverse delusioni in ambito lavorativo.
Dalla storia di questo ragazzo bisogna realizzare che per quanto possa sembrare lontana, la luce in fondo al tunnel è sempre lì, in attesa, pronta a riaccenderci in ogni momento.


La torta di Diego (Alessandro Gonzalez)
La droga è un problema molto importante che riguarda soprattutto noi giovani, ed è per questo che i nostri genitori e la scuola ci aiutano a capire quanto sia pericolosa e quanto dobbiamo stare attenti alle persone che incontriamo nella nostra vita.
Questa mattina infatti abbiamo assistito ad una lezione molto particolare: abbiamo incontrato Diego, un ragazzo uscito da cinque anni dalla comunità di San Patrignano, che ci ha raccontato la sua storia.
Diego è stato adottato da piccolo e fino all’ età di tre anni ha avuto una vita felice; a quattro anni ha iniziato una scuola spagnola ma dopo l’hanno mandato in una italiana dove era l’unico scuro di pelle e straniero e i suoi compagni gli rubavano la merenda, lo spingevano e lo prendevano in giro perché aveva un po’ gli occhi a mandorla e non sapeva parlare bene l’italiano.
Ogni tanto provava a dirlo ai suoi genitori non gli davano molta
importanza.
A questo punto Diego ha interrotto il suo racconto e ci ha disegnato la sua “torta”, cioè la suddivisione in spicchi di quello che era più importante nella sua vita fino all’età di dieci anni e ci ha chiesto di disegnare la stessa cosa e sia a me che a lui è risultato che la famiglia è la parte più significativa.
Poi ha ripreso il suo racconto parlandoci del suo trasferimento in Umbria dove vivevano anche i suoi zii e i suoi cugini. Qui si trova molto bene ma all’età undici anni i suoi cugini iniziano a fumare e lui fa la stessa cosa per paura di perdere la loro compagnia.

Alle superiori fa amicizia con un ragazzo che però fumava canne e così anche Diego inizia a farlo sempre per la paura di perdere la sua compagnia come aveva fatto con i cugini.
Poi inizia a lavorare in un ospedale e qui conosce un ragazzo che gli fa provare la cocaina, prima solo una volta a settimana poi tutti i giorni.
Dopo la cocaina purtroppo inizia la brutta esperienza dell’eroina a causa di un suo vecchio amico. Diego interrompe di nuovo la narrazione per fare la seconda torta dall’età di tredici fino a 18 anni.
Dopo averla completata segna con un pennarello nero tutte le parti della sua vita in cui era presente la droga: le evidenzia tutte tranne una piccolissima parte della famiglia che poi lo salverà.
I suoi genitori avevano notato che Diego era cambiato, che ritornava a casa tardi e che rispondeva male ma lui non riesce a confidarsi con loro e così un giorno lo cacciano fuori di casa.
Vive per un anno per strada e quando non ce la fa più chiama suo padre pe chiedergli di aiutarlo e così entra nella comunità di San Patrignano e quattro anni dopo riesce ad uscirne; adesso sta studiando per diventare un infermiere e tra poco diventerà padre.
Da questa lezione ho capito che non bisogna farsi condizionare dagli altri e fare attenzione alle persone che conosciamo e che è anche importante avere una famiglia presente e attenta.

La torta di Diego (Pietro Lucchini)
Perché una persona inizia a drogarsi? Perché ne sente il bisogno? Non ne sono sicuro del perché ma so perché Diego lo ha fatto. Diego era un bambino proveniente dal Cile che da piccolo venne adottato da una famiglia italiana.
 La sua vita da piccolo era perfetta e i suoi genitori trovavano sempre il tempo per lui. Quando però iniziò la scuola veniva preso in giro per il colore della pelle o perché aveva gli occhi leggermente a mandorla. In quegli anni però riuscì a trovare conforto nella sua insegnante e nella sua famiglia. 
Col passare degli anni i suoi compagni anche alle scuole medie continuavano a far sì che lui non si sentisse a suo agio. Si trasferì con la sua famiglia in Umbria, paese di origine di sua madre. Lui si trovava bene poiché lì abitavano anche i suoi cugini. In quegli anni proprio per sentirsi accettato da loro iniziò fumare. 
Negli anni successivi, alle scuole superiori venne bocciato per due anni di fila, perciò suo padre decise di iscriverlo ad una scuola speciale per recuperare gli anni perduti. Anche qui Diego si sentiva escluso, però all'entrata della scuola trovò un ragazzo. Quel ragazzo non lo giudicava, lo accettava per quello che era. 
Lui però fumava le canne, e Diego, pur di passarci del tempo, si fece coinvolgere, anche sapendo che era sbagliato. Negli anni successivi riuscì a trovare lavoro. Qui fece amicizia con un suo collega, e per stare in sua compagnia Diego cominciò a usare la cocaina con lui. In un primo momento si disse di farlo solo una volta ogni tanto, dopo un po’ però ne sentì sempre più il bisogno. In quel periodo i suoi genitori gli avevano lasciato un garage, un suo luogo personale, come un rifugio. 
In quegli anni Diego iniziò a invitare persone nel suo garage. Le persone venivano per prendere la cocaina, ma in quel periodo Diego si sentiva bene. Tutti volevano essere suoi amici, tutti venivano nel suo garage: finalmente si sentiva accettato. Un giorno però si accorse che uno dei suoi più cari amici non veniva più. Cercò di contattarlo e un giorno ci riuscì. Il suo amico gli chiese di accompagnarlo fino a Perugia, senza dirgli altro e Diego lo fece per paura di perderlo. Arrivati a Perugia Diego scoprì che erano venuti per procurarsi dell’eroina. 
Il suo amico gli disse di non provarla, però Diego voleva essere davvero suo amico, perciò iniziò anche lui ad utilizzarla. In poco tempo egli non riuscì più a smettere, e a rubare in casa per trovare i soldi, finché un giorno i suoi genitori lo cacciarono di casa. A lui però non importava. Voleva solo trovare i soldi per comprare un'altra dose. Iniziò a rubare. Un giorno però si rese conto della sua situazione. Tornò a casa sua, si inginocchiò e supplicò suo padre di aiutarlo. 
Suo padre si mise in contatto con la comunità di San Patrignano, che nel giro di qualche anno lo aiutò a uscire completamente dal giro della droga. Ora Diego va nelle scuole a raccontare la sua storia, e dice che San Patrignano è stata la sua salvezza. È riuscito a riprendere in mano la sua vita, è fidanzato e sta per avere un figlio.

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Ultimo aggiornamento pagina: 28/02/2023 13:42:34

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